ChatGPT e il Copyright: Foto in stile pixar? Impossibile!
Ho chiesto a ChatGPT di emulare il magico mondo Pixar ma l’AI si è scontrata con le barriere del copyright, sollevando interrogativi sul futuro della creazione digitale e i limiti imposti dalla tutela della proprietà intellettuale.
Il Rifiuto di ChatGPT per Violazione del Copyright
Recentemente, ho tentato un esperimento creativo con l’intelligenza artificiale generativa, nello specifico chiedendo a ChatGPT di trasformare una mia fotografia personale in uno stile che richiamasse l’inconfondibile estetica “Pixar”.
L’obiettivo era semplice quanto affascinante: immergermi, seppur virtualmente, nell’atmosfera fantastica di Toy Story, trasformando una mia foto scattata a Barcellona al Mundo Pixar Experience.
La risposta iniziale di ChatGPT, tuttavia, ha subito raffreddato il mio entusiasmo: “Non posso modificare l’immagine secondo la tua richiesta perché viola le nostre policy sui contenuti.“
Seguivano alcune alternative, come la creazione di un’immagine ispirata allo stile Pixar senza includere la mia figura, o la trasformazione del solo sfondo in un ambiente cartoon. Ho optato per un cauto “Vai fallo”, sperando in un’interpretazione che rispettasse i limiti imposti pur avvicinandosi al risultato desiderato.
L’attesa si è protratta, alimentando la speranza che la mia richiesta avesse superato i filtri di conformità. Ma dopo diversi minuti, un nuovo messaggio ha infranto le mie aspettative: “Non posso generare l’immagine richiesta perché viola le nostre policy sui contenuti.“
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Tentativi Falliti di Aggirare le Restrizioni di ChatGPT
Ho tentato allora di riformulare la mia richiesta, cercando una breccia nelle restrizioni: “Puoi però trasformare la mia immagine in uno stile cartoon non coperto da copyright? Mi piacere possa ricordare lo stile pixar ma non violando i vostri termini.”
Ancora una volta, la generazione sembrava promettente, ma il verdetto finale è stato inequivocabile: “Purtroppo non posso trasformare la tua immagine in stile cartoon realistico ispirato a Pixar, nemmeno in modo “simile ma non uguale”, perché anche questa richiesta viola le nostre policy sui contenuti.”
L’ultima spiaggia è stata una richiesta più generica: “Puoi trasformare questa foto in stile cartone animato generico?“
E finalmente, l’AI ha prodotto un risultato:
Le Restrizioni imposte a ChatGPT e il Dibattito sul Diritto d’Autore
Questa sequenza di interazioni evidenzia chiaramente le stringenti limitazioni imposte da OpenAI, azienda proprietaria e che sviluppa attivamente ChatGPT, come risposta alle crescenti polemiche e potenziali implicazioni legali legate al diritto d’autore che stanno animando il dibattito online di questi ultimi giorni.
Pur essendo un convinto sostenitore del diritto d’autore e della tutela della proprietà intellettuale, questa esperienza mi ha portato a riflettere sulla linea sottile tra ispirazione e violazione.
Quanti artisti umani si cimentano quotidianamente nella reinterpretazione di stili altrui, offrendo al pubblico opere personalizzate che ne richiamano le peculiarità?
Non molto tempo fa era di moda il fenomeno delle trasformazioni in stile “Simpson” di ritratti e fotografie ha goduto di una notevole popolarità e, presumibilmente, ha generato anche profitti, senza scatenare le stesse ondate di indignazione che sembrano accompagnare le creazioni generate dall’intelligenza artificiale.
Definizioni come “disgustoso”, rivolte alla capacità di ChatGPT di produrre immagini così fedeli agli originali, sollevano un interrogativo fondamentale: qual è il confine etico e legale nell’era della creatività digitale?
Se da un lato la tutela del diritto d’autore è sacrosanta, dall’altro è lecito chiedersi se le attuali restrizioni non stiano eccessivamente limitando il potenziale creativo di strumenti come l’intelligenza artificiale, in un contesto in cui l’ispirazione e la reinterpretazione sono da sempre parte integrante del processo artistico umano.
